Scienza, tecnica e politica nel pensiero di José Ortega y Gasset
1. Introduzione
1.1. Comprendere il mondo: scienza e filosofia
Non possiamo vivere senza cercare almeno di comprendere il mondo. E comprendere il mondo è già un modo di agire in esso, al quale, inevitabilmente, ne seguiranno altri orientati dal potere che deriva dalle nostre conoscenze. Così dunque, non si può parlare propriamente di vita umana nello sforzo di dominare intellettualmente la realtà. Di questa volontà di conoscenza sono eredi tanto la scienza quanto la filosofia. In quest’ultima devono prodursi cambiamenti sostanziali, che permettano il suo adattamento a quella che dovrà essere la sua funzione culturale. La trasformazione della filosofia non sarà mai per Ortega una questione meramente accademica, per lui costituirà sempre un argomento vitale.
Dall’altro lato, oggi risulta significativa l’osservazione di Ortega a proposito della situazione della scienza, quando ci dice che “la scienza è in pericolo. (…) non dico con ciò che la collettività europea abbia smesso radicalmente di credere nella scienza, ma che la sua fede è passata, oggi, da fede viva a fede inerte. E ciò è sufficiente perché la scienza sia in pericolo e lo scienziato non possa continuare a vivere come fino ad ora, sonnambulo dentro il suo lavoro, credendo che il contorno sociale continui ad approvarlo e a sostenerlo e a venerarlo. Cosa è che è accaduto perché tale situazione si sia prodotta?”.
La causa di un simile e drammatico mutamento sta, secondo Ortega, nel fatto che l’uomo di oggi ha compreso che la scienza è incapace di rivelargli qualcosa su se stesso e su quel che lo circonda. La scienza non ha ancora raggiunto ciò che ci è più prossimo, che ci risulta vitale.
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