Paternalismo e democrazia liberale: un equivoco da chiarire
1. A mo’ di premessa
Sembrava sepolto nel dimenticatoio delle categorie politiche destinate a sicura obsolescenza e, invece, il paternalismo ha conosciuto nelle ultime tre decadi, soprattutto negli Stati Uniti per opera di economisti e giuristi, un inaspettato revival. Declinato in molte varianti, talune anche fantasiose e stravaganti, ma sempre coniugato, non senza acrobatismi dialettici, con il liberalismo e la democrazia. E qui risiede l’equivoco da chiarire. Prima, però, occorre chiarire un altro punto, relativo all’uso del termine. Anzi, all’abuso. A scorrere, anche velocemente, la straripante letteratura che si è venuta accumulando sul tema, appare evidente come «paternalismo» sia ormai diventato un termine onnicapiente, adoperato per coprire, sul piano semantico, un campo estensionale praticamente illimitato, come se sotto la sua generica etichetta possano essere indifferentemente catalogate manife stazioni del potere pubblico assai diverse per ispirazione e/o motivazione, che vanno dall’imposizione dell’uso del casco per i motociclisti e delle cinture di sicurezza per gli automobilisti all’obbligo scolastico (fino a una certa età), alle misure per l’assistenza sanitaria o la previdenza sociale; dal divieto della vendita di droghe e di farmaci senza la dovuta prescrizione medica, del gioco d’azzardo, della vendita degli organi, del voto, alla proi bizione dell’eutanasia, e via enumerando.
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