Mondializzazione, sovranità, pace perpetua. Le prospettive di Kant e Maritain

L’intento di questo studio è la globalizzazione (o mondializzazione) politica intesa come il cammino verso  un’autorità politica planetaria, e accostata attraverso le questioni della sovranità e della pace, in cui ci saranno  compagne le prospettive di Kant e di Maritain. Nel processo di globalizzazione occorre tener presente un dato  essenziale: tutti apparteniamo all’umanità e formiamo un unico genere umano. Ogni intelligente globalizzazione  deve riconoscere come un’esigenza della ragione e dell’umanità tale ‘fatto’ originario, che interpella basilarmente il  livello politico. Il processo di mondializzazione va attuato evitando le strettoie del pensiero unico, che vorrebbe  guidarlo riportandolo ad un solo fattore, specialmente quello tecnologico-economico. 

I. La sovranità hobbesiana 

“Non est super terram potestas quae comparetur ei” (Job 41, 24). La copertina della prima edizione del Leviatano – sopra la celebre immagine dell’uomo collettivo costituito da una moltitudine d’uomini riuniti entro il corpo del sovrano – porta il versetto di Giobbe appena citato. La sovranità dello Stato si sostanzia in una potestas che non ha  eguali e nulla sulla terra le si può paragonare. La sovranità presentataci da Hobbes sta in intimo contatto con gli  elementi della forza, del potere, del terrore allo scopo di liberare i cittadini dal rischio dell’essere uccisi, garantendo  loro sicurezza all’interno. Ma che dire al di fuori dei confini statali? Quei mali da cui vogliamo proteggerci:  disordine, guerra, violenza, caos, ingiustizia, paura, e per il cui precario controllo facciamo appello alla sovranità,  non li troviamo forse portati all’eccesso quando entriamo nell’arena internazionale? Lungi dall’essere i mali politici  da cui la sovranità non ci protegge come dovrebbe, non sono questi addirittura i mali che la sovranità  necessariamente secerne? La guerra che il Leviatano toglieva all’interno delle singole comunità politiche, veniva  proiettata nell’ordine internazionale e rafforzata dall’elaborazione del pensiero politico hobbesisano che non  prevede nessun patto federativo internazionale, quasi lasciando intendere che la guerra è indissociabile dallo Stato.  Ciò in un’epoca in cui esistevano inesauribili evidenze empiriche che la genesi della guerra fra gli Stati europei  risiedeva nello scontro fra le varie potenze sovrane quali organi territoriali ultimi che non riconoscono nulla sopra di  loro.

[Per leggere di più, vedi allegato]

25/10/2008
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