Forza, contratto e convenzione: osservazioni sull’interpretazione evoluzionistica della politica di Spinoza

La critica recente sulla politica di Spinoza ha raggiunto, nella sua varietà, due  sostanziali punti di accordo: si sottolinea il fondamento metafisico della politica  spinoziana, e se ne minimizza il significato contrattualistico. Il primo punto non riguarda  soltanto Spinoza: si considera parziale tentare di comprendere le visioni politiche dei  grandi pensatori politici del XVII secolo senza correlarle ad una concezione dell’uomo  inteso come parte di un universo le cui leggi determinano i limiti dell’agire politico.  L’esigenza di sottolineare la derivazione metafisica della politica è poi particolarmente  sentita nel caso di Spinoza: la sua politica sembra inafferraibile fuori dalla metafisica  deterministica dell’Ethica. Dato il presupposto del fondamento metafisico della politica  spinoziana, emerge però una disarmonia: il contrattualismo. Tale disarmonia viene  considerata così importante che oggi il critico della politica spinoziana sembra avere due  sole alternative: confutare l’interpretazione contrattualistica o descrivere i dettagli della  politica spinoziana senza farvi alcun riferimento. Si cerca di capire, e anche di tradurre,  il Tractatus Politicus utilizzando al minimo il vocabolario contrattualistico, accogliendo,  direi, due significativi suggerimenti di Antonio Negri: la vera politica di Spinoza è scritta  nella metafisica; dovremmo comprendere la politica spinoziana nonostante e oltre il  vocabolario giusnaturalistico. 

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20/06/2009
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