L’universale plurale. Sul pensiero politico di Immanuel Kant

Mattucci Natascia (Giappichelli, Torino 2006.)

Indubbiamente il territorio della filosofia di Kant si presenta da sempre come uno spazio in cui le più diverse e contrastanti tendenze interpretative e filosofiche si sono tese reciproci agguati, misurandosi e combattendo per la propria legittimità. Non risulta pertanto strano se la sua filosofia politica è stata fatta oggetto di rielaborazioni, l’asse delle quali era da situarsi in punti critici tra loro incommensurabili: si osservi come non solo l’ambito liberale abbia tentato di impossessarsene e farne uno dei punti in cui rileggere la propria storia, ma anche come pensatori fortemente critici nei confronti di quell’apologetica (ad esempio Foucault) abbiano voluto tracciare il proprio percorso filosofico attraverso i testi kantiani. I diversi movimenti filosofici sembrano aver da sempre fiutato nell’intreccio testuale kantiano un ambiente necessario alla propria sopravvivenza: questo certamente grazie alle diverse necessità interne di ciascuno di essi, che hanno fatto della pagina kantiana ogni volta ciò di cui aveva bisogno, ma non solo – la pluralità potrebbe essere localizzabile già nello spazio oggettivo descritto dalle parole del filosofo tedesco, tanto da permetterci di dire che ha egli stesso richiamato a sé l’eterogeneità delle dinamiche filosofiche che vi si sono approssimate. 

Il libro della Mattucci sembra volersi collocare a quest’altezza, nel tentativo rinnovato di interpretare la filosofia politica di Kant: il testo kantiano come geografia di una molteplicità dei punti di vista, dei quali è necessario rendere ragione in forma individualizzata e che dovrebbero permetterci di configurare l’approccio filosofico dell’autore come spazio di potenti e produttive tensioni.

[Per leggere di più, vedi allegato]

16/12/2007
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