Kant e l’idea di Europa, Atti del Convegno Internazionale di Studi

P. Becchi, G. Cunico, O. Meo, (Il Melangolo, Genova 2005.)

Nella prefazione a quest’opera i curatori scrivono che “Kant è l’unico filosofo, almeno l’unico filosofo moderno, che continui ad essere studiato e discusso da tutte le correnti di pensiero e in tutte le discipline filosofiche” (p. 10). Le numerose sfaccettature del pensiero kantiano qui illustrate sembrano infatti dimostrare che, soprattutto per quanto riguarda l’ambito della filosofia politica e nonostante l’evidente stato di impasse storica della pace perpetua, Kant non ha smesso assolutamente di darci indicazioni utili sul “corso della storia”.

L’opera raccoglie gli atti del Convegno Internazionale di Studi tenutosi a Genova dal 6 all’8 maggio del 2004 e che ha voluto celebrare il filosofo di Könisberg a duecento anni della sua morte. In realtà non tutti i contributi presentati, per un totale di diciannove tra le quattordici relazioni della prima parte e le cinque comunicazioni della seconda, considerano il pensiero di Kant in relazione all’idea di Europa. Se molti tra gli interventi guardano a questo tema da diversi punti di vista, altri invece toccano aspetti più generali della filosofia politica e morale kantiana, con collegamenti al dibattito attuale sull’interpretazione del cosmopolitismo e sul problema delle guerre e della pace internazionale. Le relazioni di Becchi, Tedeschi, Garzón Valdés, Gerhardt, Veca, Zolo e Marini, a cui è dedicata l’opera, tirano le fila del discorso kantiano sul cosmopolitismo o inquadrandone le linee generali e l’eredità teorica oppure focalizzando l’attenzione su temi più specifici, come, ad esempio, il concetto di dignità umana e la sua influenza sul dibattito bioetico (Becchi). È ovvio che il rinvio all’Europa è comunque, se non esplicitamente trattato, sottinteso. Va da sé che il nostro pensiero è immediatamente vicino al processo di unificazione europea quando ci riferiamo a quella «federazione di popoli» prospettata in hypotesi da Kant e preferita realisticamente allo «Stato di popoli», che rappresenterebbe la più efficace, ma irrealizzabile, prospettiva.

[Per leggere di più, vedi allegato]

19/11/2006
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