IL ROUSSEAU DI AUGUSTO DEL NOCE
1.Rousseau “totalitario”?
Ne Il problema dell’ateismo, Augusto Del Noce sintetizza il concetto tipicamente moderno di “Rivoluzione” e rileva che con esso si deve intendere “una categoria ideale cui si giunge attraverso un processo filosofico”. “Significa -precisa Del Noce- la liberazione, per via politica, dell’uomo dall’ ‘alienazione’ a cui si trova costretto dagli ordini sociali sinora realizzati e che ha la sua radice soltanto nella struttura di tali ordini. Importa perciò la sostituzione della politica alla religione nella liberazione dell’uomo, dato che il male è conseguenza della società, diventata soggetto di imputabilità, e non di un peccato originale”. L’elemento cruciale va individuato nella “correlazione tra l’elevazione della politica a religione e la negazione del soprannaturale“. In questo contesto, la Rivoluzione, “con la maiuscola e senza plurale, è quell’evento unico, doloroso come i travagli del parto […] che media il passaggio dal regno della necessità a quello della libertà […]; che genera un avvenire in cui non ci sarà più nulla di simile alla vecchia storia; che, in ciò, è la risoluzione del mistero della storia”.
Nell’interrogarsi sull’origine di questa idea di “Rivoluzione”, Del Noce la rinviene in un “particolare aspetto” del pensiero di Rousseau, la cui originalità sarebbe da individuare non solo nella negazione del peccato originale, ma nel fatto che tale negazione si accompagna -come mai era avvenuto in passato- “all’idea della possibilità di un ordine nuovo secondo natura”. Precedentemente, invece, il rigetto del dogma della caduta originaria, era avvenuto in connessione con l'”idea delle religioni utili per mantenere l’ordine sociale esistente”. Il nuovo concetto di “Rivoluzione” conosce successivamente un essenziale incremento di significato e si va precisando nella prima metà dell’800, periodo in cui “si accompagna con il giudizio storico sull’incompiutezza della rivoluzione francese”. In tale forma “si separa dall’idea di ritorno allo stato di natura e si collega con la precedente, già elaborata dall’illuminismo, idea di progresso, le filosofie della storia servendo come termine di mediazione”. Si ha, quindi, “la compiutezza dell’idea di Rivoluzione quando la ‘città ideale’ appare come risultato della storia, dopo l’hegelismo, in Marx appunto”. Si procede, quindi, “da un’iniziale negazione del soprannaturale all’ateismo radicale”.
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