Il nuovo mondo industriale e societario

Fourier Charkes (BUR, Milano 2005.)

La Rizzoli, da poco, ha pubblicato – per la prima volta in traduzione italiana integrale a cura di Maria Alberta Sarti e con una introduzione di Laura Tundo Ferente – il volume di Charles Fourier (Besancon 1772 – Parigi 1837). Il nuovo mondo industriale e societario (Bur, 2005). Tre sono gli elementi che paiono caratteristici di quest’opera (che è del 1829). Due di essi riguardano la teoria enunciata da Fourier; l’altro: la sua stessa natura di pensatore. 

Grazie al suo lavoro, Fourier annuncia che «la ricchezza aumenterà in proporzione al libero sfogo di tutte le passioni». Il pensatore francese, cioè, lega dentro un nesso che pare indissolubile quella che è la sfera istintuale dell’uomo a quella economica, cioè profittale, commerciale.

Andando a realizzare così una deduzione perfetta dalla natura (le passioni) alla cultura (l’economia). Fourier giustifica cioè lo status dell’uomo nella società civile partendo dalle sue prerogative naturali. E valorizza queste ultime al loro massimo grado progettando una «società armoniana» (ovvero: armonica) all’interno della quale le passioni verranno potenziate e dirette all’unico fine della piena «felicità» dell’uomo.

L’educazione sarà così il completo sviluppo di caratteri quali il lusso, la cupidigia, l’ambizione e l’amore. Per far questo, Fourier non si perita di tratteggiare un disegno teorico che, lontano dall’essere amorale, perverso o scandaloso, si profila come decisamente anti-morale.

E la morale alla quale Fourier oppone la sua è quella della «società civilizzata» del XIX secolo oltre che di tutti quei filosofi che hanno vissuto prima di lui.

[Per leggere di più, vedi allegato]

19/11/2005
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