ROUSSEAU J.-J. , Il contratto sociale
R. Gatti (BUR, Milano 2005)
Credo che la pubblicazione di una nuova edizione di un classico del pensiero filosofico costituisca un’occasione per riflettere, oltre che sull’opera specifica, anche sul significato dei classici e del nostro rapporto con essi. Probabilmente sono molte le caratteristiche che fanno di un autore un classico. Mi sembra, però, che ve ne sia almeno una dalla quale non sia possibile prescindere, e cioè la capacità di un classico di “illuminare” il nostro presente rimanendo radicato nel proprio tempo. Il classico, in altri termini, apre una correlazione temporale il cui dinamismo ha la propria fonte in un intrascendibile primato del presente: da ciò la sua costitutiva “attualità”. Quest’ultima non ha nulla di giornalistico, né sta ad indicare un mero interesse per ciò che un autore ha scritto, ma penso sia dovuta alla capacità di un classico di far sì che il suo presente sia avvertito da noi anche, e almeno in parte, come il nostro presente. Un autore che non fosse più “attuale” – il cui presente cioè scivolasse ai nostri occhi totalmente nel passato – non sarebbe più un classico, almeno per noi.
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