Il 24 ottobre dell’italica nazione. Una riflessione su Viva Caporetto di Curzio Malaparte.
Il rovescio della medaglia nella guerra del 1915-18: così è stato definito Viva Caporetto! il libro scritto nel dicembre che seguì l’armistizio e pubblicato (a proprie spese) dall’esordiente Curzio Suckert nel 1921, presso un piccolo editore di Prato. Ripubblicato lo stesso anno con il titolo La rivolta dei santi maledetti, per i tipi della Rassegna internazionale di Roma, il libro fu poi ristampato nel 1923 con uguale titolo ma con qualche modifica e con l’aggiunta di una lunga Prefazione «Ritratto delle cose d’Italia, degli eroi, del popolo, degli avvenimenti, delle esperienze e inquietudini della nostra generazione». Le tre edizioni del libro furono immediatamente sequestrate sotto tre diversi governi: Giolitti, Bonomi, Mussolini.
All’inizio della guerra, nel 1914, l’autore del libro è un sedicenne, fuggito da casa e dal collegio Cicognini di Prato per arruolarsi come volontario nella Legione Garibaldina delle Argonne. Ha combattuto volontario come soldato semplice di fanteria fino al settembre del 1917 e poi come ufficiale di una Sezione Lanciafiamme d’assalto, sul Col di Lana sulla Marmolada, sul Col Briccon sul Piave, sul Grappa, a Bligny, sullo Chemin des Dames; è stato varie volte ferito, varie volte decorato al valore e per invalidità di guerra. Dal 1925 Curt Erich Suckert, adotta il nom de plume con cui diventerà universalmente famoso: Curzio Malaparte il creatore di Kaputt e della Pelle, libri dei quali Viva Caporetto! contiene in germe – per esplicita ammissione dell’Autore – i temi e la logica compositiva.
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