Giovanni Gentile e la filosofia

Signorini Alberto (Le Lettere, Firenze 2007.)

Nel raccogliere i propri saggi attorno la filosofia di Giovanni Gentile – alcuni già pubblicati sulla rivista Nuova Antologia e altri apparsi in occasione di convegni sul pensiero del filosofo siciliano – Alberto Signorini tocca, attraversandone specifiche declinazioni, il nodo saliente e problematico dell’attualismo: il concetto di formalismo assoluto. Con questa espressione Gentile nomina un’articolazione concettuale che intende fuoriuscire dalla concezione “astratta” della logica, nel momento in cui essa si limita a determinare le condizioni formali di accesso al vero, per investire concretamente la stessa questione della verità. La logica diviene allora scienza filosofica che ha per oggetto l’universale atto del pensiero in quanto libero procedere. Non solo. La scienza del vero, per Gentile, non può esimersi dal coinvolgere anche l’etica. Lo spirito, vedendosi e comprendendosi nel proprio movimento, astrarrebbe da sé medesimo – svolgerebbe cioè un ruolo di spettatore auto-reificante – se non operasse producendo senso, differenza pratica. A tale proposito Signorini, col primo breve scritto dedicato al rapporto tra Gentile e il suo maestro Jaja, bene introduce al nucleo teoretico, ma decisamente pratico, dell’attualismo: «Lo spirito è in continuo divenire, work in progress, perché niente esiste, niente è (nemmeno lo spirito, nemmeno il bene) se non si fa, se non diviene, se non si traduce in pensieri, parole e opere» (p. 7).

[Per leggere di più, vedi allegato]

14/12/2007
Data
Autore

Non utilizziamo cookies di tracciamento degli utenti o di profilazione. Per saperne di più puoi visitare la pagina relativa ai cookies.