Carl Schmitt sommo giurista del Führer. Testi antisemiti (1933-1936)

Angelino Carlo (Genova, Il Melangolo, 2006.)

Il libro di Carlo Angelino, dedicato ad alcuni scritti di impronta antisemita di Carl Schmitt, si inserisce nella vexata quaestio della compromissione schmittiana col regime nazista. Va premesso che il volume trae spunto da una polemica sorta tra il filosofo francese Y.C. Zarka e Franco Volpi a proposito dell’adesione al nazionalsocialismo da parte del giurista tedesco, così come può leggersi nella brevissima presentazione dell’Autore. 

L’intenzione di Angelino, nella scia di Zarka, è quella di gettare luce sull’antisemitismo che avrebbe caratterizzato la produzione intellettuale di Schmitt negli anni di militanza nazionalsocialista. In questa sede tenteremo una lettura incrociata dei due testi, evidenziando la posizione comune di Zarka e Angelino per i quali l’adesione schmittiana al Leviathan nazista non fu occasionale, bensì ideologica: la logica conseguenza del sistema di pensiero e delle categorie giuspolitiche elaborate negli anni precedenti. 

Nel primo dei tre documenti presentati da Angelino, Gli intellettuali tedeschi, Schmitt formalizza una dura invettiva contro gli esponenti dell’intellighenzia tedesca i quali, subito dopo l’avvento del nazismo, abbandonarono la Germania o perché di origine ebrea o perché oppositori del regime. In queste pagine Schmitt prende di mira A. Einstein il quale «proprio quando da relativista specula sugli atomi è incline a pensare che egli, in ogni suo filamento o fibra, anche in quelle del suo cervello, è legato al popolo a cui appartiene e alla situazione politica di questo popolo» (p. 20).

[Per leggere di più, vedi allegato]

07/04/2007
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